Don Mimmo Marrone
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Religioni

“Caligine e grazia: versi inquieti”: presentato a San Ferdinando il nuovo libro di don Mimmo Marrone

Tra luce e opacità: la poesia come via all'interiorità

È stato presentato nella giornata di ieri – mercoledì 21 maggio – il libro "Caligine e grazia: versi inquieti" di don Mimmo Marrone (parroco della Parrocchia San Ferdinando Re) presso la Cripta della Chiesa Madre.

All'evento - moderato dal prof. Rosario Lovecchio sono intervenuti insieme all'autore la prof.ssa Silvia Dipace e il prof. Maurizio Giacomantonio. C'è stato poi un accompagnamento musicale da parte di Daniele Lorusso e Leo Bollino (pianisti)

Si tratta della seconda silloge poetica pubblicata da don Mimmo: "Non si tratta di testi concepiti per un progetto editoriale, ma di versi nati con naturalezza, quasi per urgenza esistenziale" – ci racconta don Mimmo.

Componimenti che rispecchiano la sensibilità e il ministero sacerdotale dello stesso presbitero e che evidenziano un lessico ricco e corposo non basato su una particolare ricerca stilistica, ma testimoni delle sue profonde proprietà linguistiche ed espressive.

Uno stile il suo che non si rifà a scuole contemporanee ma che pone le fondamenta in una tradizione alta e spirituale nella quale la poesia si fa annuncio. Un invito al lettore ad immergersi nella poesia, ritrovando l'autenticità del proprio essere, imparando poi a coltivarlo. Un'opera questa fatta di fede e fragilità che non vuole insegnare ma condividere.

Abbiamo quindi posto alcune domande a Don Mimmo Marrone sulla sua nuova opera.

Da dove nasce l'intenzione di pubblicare una sua personale raccolta di testi poetici con immagini?
"A dire il vero è la seconda silloge di testi poetici che pubblico. Lungo gli anni mi sono sempre cimentato a scrivere componimenti poetici per poi raccoglierli di volta in volta, abbinandoli ad immagini realizzate da un artista mio conterraneo e amico, il prof. Francesco Sfregola che con il suo estro artistico interpreta e traduce in immagini i miei versi".

Come ha scelto il titolo dell'opera e perché? E quanto l'immagine di copertina rispecchia la sua opera?
"Il titolo dell'opera oltre a richiamare una poesia contenuta nel volume, esprime la dialettica che traspare nei miei versi tra cupezza del cuore e limpidezza dell'anima suscitata dalla presenza della grazia di Dio nel cuore – continua don Mimmo - ritengo che sia ben espresso figurativamente dalla copertina che si offre allo sguardo di chi ha tra mano il volume in questa duplice prospettiva di luce e di opacità".

In che modo ha selezionato i testi da pubblicare? Qual è il fil rouge tra le immagini da lei scelte e gli specifici testi?
"Non sono testi selezionati ma raccolti lungo questi ultimi anni, man mano che scaturivano dall'intuizione poetica dei momenti, il più delle volte occasionati da particolari circostanze esistenziali ed emotive. Le immagini che accompagnano i diversi testi sono frutto di un dialogo silenzioso tra parole e forme, tra la voce del poeta e l'occhio dell'artista: lui leggeva i miei versi e li restituiva in forma visiva. È un intreccio profondo tra parola e forma, che dà alla raccolta un'ulteriore dimensione".

Qual è il messaggio che desidera lanciare ai lettori tramite il suo libro?
"È un invito a prendere contatto con le profondità dell'io, con la propria interiorità per crescere in una sempre maggiore consapevolezza di emozioni, sentimenti e pensieri che ci abitano dentro. A coltivare la poesia quale esperienza di tematizzazione del profondo – continua don Mimmo spiegando cosa sia per lui la poesia - la poesia, per me, è questo: un cammino di consapevolezza, una via per abitare più autenticamente la propria interiorità. E se anche solo una persona, leggendo, si sentirà toccata nel profondo, allora quel verso avrà compiuto il suo viaggio. E io, con gratitudine, avrò compiuto il mio".

Quali sono i suoi punti di riferimento letterari? Quali autori l'hanno più influenzata a livello stilistico e perché?
"I miei riferimenti letterari sono fondamentalmente autori di poesia teologico-religiosa quali Davide Maria Turoldo, Mario Luzi, Clemente Rebora: poeti che hanno saputo coniugare teologia e poesia, fede e parola. Anche la mia vocazione di presbitero attraversa i testi: molti componimenti sono dedicati proprio alla figura del prete, e più in generale l'intera opera è permeata dal mio ministero e dal mio cammino spirituale".

Tra le varie poesie presenti nell'opera, quale la rappresenta di più?
"Non posso dire quale poesia della raccolta mi rappresenti di più. Ogni testo è una parte di me, un frammento del mio vissuto, un volto della mia interiorità. Alcune parlano esplicitamente del mio essere presbitero, altre si addentrano nei meandri più nascosti dell'animo umano. Ma tutte, in un modo o nell'altro, raccontano il mio cammino".
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