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Flavio Civita (FdI): «Sulla sanità progettare secondo i bisogni del territorio»
La nota integrale del candidato al Consiglio Regionale della Puglia con Fratelli d'Italia
San Ferdinando - mercoledì 29 ottobre 2025
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«Nella sanità dobbiamo smettere di lavorare mettendo "cerotti" alle falle subite e denunciate dai cittadini o dagli operatori, perché così non raggiungeremo mai un livello alto. Piuttosto, bisogna agire avendo una progettualità»: ne è convinto Flavio Civita, candidato al Consiglio Regionale della Puglia con Fratelli d'Italia. Secondo il commercialista andriese, sulla gestione dei presidi ospedalieri si deve partire dai bisogni reali del territorio e valutare come rendere più efficienti le risorse esistenti, sia umane che tecnologiche. Allo stesso tempo, per una visione a lungo termine bisogna porre obiettivi realizzabili e concretizzarli. Senza trascurare, poi, un'analisi dei dati all'origine e in itinere.
«Pensiamo, ad esempio, alle liste d'attesa – dichiara Civita –: è mai possibile che soggetti fragili e patologici aspettino uno o addirittura due anni per fare verifiche e approfondimenti sullo stato di salute? Allora – spiega –, per snellire le liste, l'Asl può mettere in relazione direzioni sanitarie e medici di base, perché molte attività che finiscono nei reparti passano, appunto, dai medici curanti. Questi ultimi – aggiunge – potrebbero prendere direttamente in carico i pazienti cronici o ad elevata fragilità, che hanno bisogno di una diagnostica più immediata e mirata, oltreché di un accesso più rapido e tempestivo».
«Per la refertazione – precisa – si potrebbe chiedere l'ausilio di personale esterno togliendo carico di lavoro a medici e reparti che così possono dedicarsi esclusivamente alla realizzazione degli esami. In altre zone del nostro Paese questa ottimizzazione è già realtà».
Capitolo pronto soccorso: «Su questo argomento non posso non citare un'esperienza personale. Qualche anno fa, a causa di una frattura al femore, mio padre, già soggetto fragile, ha trascorso sei ore su una barella, ricevendo la visita medica solo in serata. Vi è di più: mesi dopo, è rimasto per tre giorni nel pronto soccorso che, come sappiamo, in realtà dovrebbe essere solo lo spazio dell'emergenza-urgenza».
«È evidente che c'è un problema serio di reperimento delle risorse umane e di gestione delle strutture: allora, oltre ad una più adeguata e mirata gestione dei posti letto e delle strutture (che talvolta sono pronte ma ancora chiuse come a Canosa di Puglia), visto che la vita lavorativa del pronto soccorso comporta un carico mentale non indifferente, perché non prevedere un'indennità salariale più alta per chi opera qui? Così si favorirebbe il turn over dei medici con nuove e alte competenze».
«La sanità – conclude Flavio Civita – non è una questione di campanilismo, non devono esserci presidi ospedalieri migliori o peggiori. È necessario che tutta la comunità goda di una buona assistenza».
«Pensiamo, ad esempio, alle liste d'attesa – dichiara Civita –: è mai possibile che soggetti fragili e patologici aspettino uno o addirittura due anni per fare verifiche e approfondimenti sullo stato di salute? Allora – spiega –, per snellire le liste, l'Asl può mettere in relazione direzioni sanitarie e medici di base, perché molte attività che finiscono nei reparti passano, appunto, dai medici curanti. Questi ultimi – aggiunge – potrebbero prendere direttamente in carico i pazienti cronici o ad elevata fragilità, che hanno bisogno di una diagnostica più immediata e mirata, oltreché di un accesso più rapido e tempestivo».
«Per la refertazione – precisa – si potrebbe chiedere l'ausilio di personale esterno togliendo carico di lavoro a medici e reparti che così possono dedicarsi esclusivamente alla realizzazione degli esami. In altre zone del nostro Paese questa ottimizzazione è già realtà».
Capitolo pronto soccorso: «Su questo argomento non posso non citare un'esperienza personale. Qualche anno fa, a causa di una frattura al femore, mio padre, già soggetto fragile, ha trascorso sei ore su una barella, ricevendo la visita medica solo in serata. Vi è di più: mesi dopo, è rimasto per tre giorni nel pronto soccorso che, come sappiamo, in realtà dovrebbe essere solo lo spazio dell'emergenza-urgenza».
«È evidente che c'è un problema serio di reperimento delle risorse umane e di gestione delle strutture: allora, oltre ad una più adeguata e mirata gestione dei posti letto e delle strutture (che talvolta sono pronte ma ancora chiuse come a Canosa di Puglia), visto che la vita lavorativa del pronto soccorso comporta un carico mentale non indifferente, perché non prevedere un'indennità salariale più alta per chi opera qui? Così si favorirebbe il turn over dei medici con nuove e alte competenze».
«La sanità – conclude Flavio Civita – non è una questione di campanilismo, non devono esserci presidi ospedalieri migliori o peggiori. È necessario che tutta la comunità goda di una buona assistenza».
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