Furto all’ufficio postale di San Ferdinando: le parole di don Mimmo Marrone

Dopo l'assalto all'ufficio postale di San Ferdinando di Puglia con l'uso di una ruspa e gli ingenti danni provocati, arriva fulminea la risposta di don Mimmo Marrone - parroco della parrocchia San Ferdinando Re - che in un post social si mostra indignato nei confronti di chi ha compiuto il gesto, esortando gli stessi a "ricomporre la propria vita".


"A voi, che nella notte avete trasformato un luogo di tutti in un teatro di rovine,
rivolgo queste parole non per condannarvi soltanto, ma per chiamarvi per nome: uomini.

Sì, uomini. Perché è questo che siete, prima ancora di essere rapinatori, vandali, o fuggitivi nell'oscurità.
Eppure, davanti a ciò che avete compiuto, è inevitabile domandarsi:
dove avete lasciato la vostra dignità?

Avete squarciato muri, sventrato un immobile, minato la stabilità di uno spazio che appartiene alla comunità.
Avete impugnato non solo una pala meccanica rubata, non solo un camion rubato, ma soprattutto una forza distruttiva che portate dentro.
Perché sì: la devastazione che avete seminato fuori racconta la devastazione che vi abita dentro.

E ciò che fa più male, più male ancora del cemento spaccato, dei vetri infranti, delle fondamenta ferite,
è sapere che in voi c'è un bene più grande, una possibilità negata, un volto umano che non si rassegna al buio in cui vi siete nascosti.

Sappiatelo:
la vostra dignità oggi è più ferita delle cose che avete distrutto.
Non c'è bottino, non c'è cassaforte, non c'è fuga che possa colmare quel vuoto.

E allora ascoltate almeno una volta una voce diversa da quella della notte:
ricomponete la vostra vita.
Fatevi il coraggio di fermarvi, guardarvi, riprendervi.
C'è più dignità nel vivere poveri, spogli, persino randagi,
che nel calpestare la fatica degli altri,
che nel violentare luoghi pubblici e privati come se nulla avesse valore.
Perché ciò che non ha valore, oggi, rischia di essere proprio ciò che pensate di essere diventati voi.

Ma non è vero, non dev'essere vero.
Perché anche il terreno più arido può rinascere.
Anche le macerie possono diventare una soglia nuova.

Voi non siete soltanto i devastatori:
siete i devastati.
E da questa verità può nascere una conversione.

Asciugate le mani dal fango del male,
uscite dalle notti in cui vi nascondete,
lasciate che un raggio di umanità, uno solo, filtri di nuovo nella vostra storia.

Riprendete in mano la vostra vita.
Fatelo per voi, prima ancora che per ciò che avete distrutto.

Per favore.
È ancora possibile.
Adesso.
Prima che la prossima notte vi cancelli del tutto".