Cava di Cafiero, un pezzo di storia riportato alla luce

Un frantoio del 1932. Oasi naturalistica, sport e intrattenimento

mercoledì 30 marzo 2016 7.40
A cura di Giuseppe Capacchione
Famosa per il "gran marrone", pregiata pietra da taglio ornamentale, e per la famiglia nobiliare che le dà il nome, oggi è un'oasi naturalistica nella valle del fiume Ofanto. L'aveva pensata bene Luigi Cafiero, discendente del conte napoletano, quando agli inizi del '900 decise di impiegare 8 ettari dei suoi terreni in contrada San Samuele a San Ferdinando di Puglia per fare una cava. Una pietra pregiata, dicono orgogliosi da queste parti, ma poco competitiva sul mercato. La frantumazione avveniva in un frantoio di legno e ferro costruito nel 1932, presente ancora oggi all'interno della conca, anche se con parti mancati come i grandi ingranaggi. Il processo era avviato da dei traini ad animale che trasportavano i massi fino a una botola ai piedi del frantoio. Delle pale sollevavano la pietra, se troppo grande veniva rotta dagli operai, fino al frantumatore. Al termine se serviva della ghiaia, i lavoratori finivano l'opera manualmente con dei martelli.

Strade e palazzi di San Ferdinando conservano ancora il gran marrone, ma ciò che ha mandato in rovina la cava è stato il modo di estrazione e di lavorazione. Data la durezza del materiale, per smembrarlo veniva utilizzata della dinamite inserita nei fori praticati da un martello pneumatico. Un costo inferiore al valore di mercato della pietra, soprattutto se si pensa che per lavorarla, necessitava di strumenti in possesso solo dei marmisti di Canosa. Per questo, negli '70 è stata lasciata in preda al degrado. Nel 2016 il comune di San Ferdinando ha dato nuova luce a un pezzo di storia del territorio, creando un'oasi naturalistica con laghetto, giochi, area fitness e picnic. Gli abitanti del posto non hanno tardato a festeggiare la loro pasquetta alla cava, infatti lo scorso 28 marzo c'erano circa 5 mila visitatori.
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