La notte prima degli esami degli studenti di San Ferdinando di Puglia

Emozioni e sensazioni alla vigilia della storica prova

mercoledì 16 giugno 2021 11.33
A cura di Anna Verzicco
E anche quest'anno cominciano i tanto temuti "Esami di Stato" per i nostri ragazzi dell'Istituto Dell'Aquila-Staffa.

I maturandi di quest'anno, dopo aver ricevuto la loro dose di vaccino, svolgeranno i loro esami in presenza.

Tali esami però, si riveleranno un po' anomali: verrà svolta un'unica prova orale, che partirà dall'esposizione di un elaborato che i ragazzi hanno realizzato precedentemente e terminerà con l'esposizione del PCTO (Percorsi per le Competenze Trasversali e l'Orientamento).
La commissione d'esame sarà presieduta da professori "interni" ed un solo componente "esterno", il Presidente di Commissione.

A tal proposito abbiamo voluto intervistare gli studenti Davide Parente, indirizzo "Amministrazione Finanza e Marketing" (IISS Michele Dell'Aquila) e Miriam Laserra, indirizzo "Arti ausiliari delle professioni sanitarie: Odontotecnico" (IISS Scipione Staffa) ed insieme il Dirigente Scolastico Ruggiero Isernia e la prof.ssa Armonia Devangelio del Dell'Aquila.

Pensi che l'aver svolto le lezioni in DAD ti porti ad affrontare l'Esame di Maturità con più insicurezza?
Davide:
Si, tanto. L'approccio che si crea con i professori in presenza è totalmente diverso da quello che si crea con la didattica a distanza. Abbiamo affrontato i nostri ultimi due anni scolastici prevalentemente davanti a uno schermo. Ora, all'improvviso, dobbiamo riabituarci alla normalità.
Miriam:
Sí… perché fare un' interrogazione o un compito scritto attraverso uno schermo è diverso dal farlo in tempo reale. Ti senti alienato, come se avessi dimenticato cosa significhi stare "realmente" davanti ad una persona. Ritornare così, all'improvviso, in presenza e soprattutto in uno dei momenti più tragici per un maturando è davvero terribile . Non solo staremo lì, davanti alla commissione, con l'ansia di non riuscire a parlare, ma staremo lì anche con la paura di non ricordare più cosa sia una scuola, cosa sia un insegnante, cosa sia un compagno di classe.

Cosa ne pensi di questa nuova e diversa modalità d'esame ?
Davide:
Penso che sia adatta in questo momento più che mai. Sicuramente nessuno di noi si sarebbe sentito pronto a svolgere "il tipico Esame di Stato". Le prove scritte sarebbero state una parte fondamentale della nostra "Maturità", ma in fondo, ci sono state tolte nello stesso modo in cui ci è stato tolto " l'apprendimento completo".
Miriam:
Da una parte è un po' strana, dall'altra direi perfetta. Faccio il mio esame, consapevole di essere preparata. Lo svolgo con più sicurezza, sapendo che parto dal mio elaborato e soprattutto lo faccio davanti ai docenti che mi hanno conosciuto nel corso di questi anni.

Poniamo le nostre domande al preside Ruggiero Isernia.

Lei come ha vissuto , da dirigente, questo "difficile" anno scolastico?
L'ho vissuto in maniera complicata , triste e spesso con un senso di impotenza. Sembrava di stare in una "casa piena di fantasmi". Ho cercato di risolvere i vari problemi che si sono presentati, insieme ai miei collaboratori, ma non sempre si è trovata la soluzione. Spesso ci siamo trovati, qui a scuola, a lavorare con le aule vuote. Quest'anno, c'è stata una frequenza degli studenti a più riprese, che però non ha mai superato il 10/15%. Ormai, da più di un anno, la scuola è abitata soltanto da me, dai docenti, dai collaboratori scolastici e dal personale di segreteria. È mancata e manca la parte pulsante della scuola: gli studenti. I pochi momenti di ritorno alla normalità o alla quasi normalità sono stati quelli in cui abbiamo svolto le varie iniziative (il festival dei cortometraggi, la notte dei licei, la sfilata di fine anno). Sono stati dei momenti di festa. Noi docenti abbiamo cercato in tutti i modi di non tagliare i ponti con i nostri ragazzi. Siamo rimasti in contatto con loro attraverso piattaforme come Classroom, il registro elettronico, Facebook, WhatsApp. Ma ovviamente, la didattica attraverso uno schermo è stata dura per gli studenti. Molti di loro si ritrovano con bassi profitti, altri invece hanno completamente abbandonato la scuola. Anche il rapporto con i genitori è stato complicato: si sono ritrovati a svolgere il ruolo degli insegnanti.

Cosa ne pensa di questa nuova modalità d'esame?
Penso che sia giusta, adeguata alla situazione. Non solo per garantire agli studenti e ai docenti maggiore sicurezza, ma anche per adeguare l'esame a ciò che è stato fatto durante l'anno. Gli studenti non si sono cimentati in molti compiti scritti e quei pochi che hanno svolto non sono stati seguiti direttamente dai docenti, che di conseguenza non hanno potuto guidarli passo passo nell'elaborazione. Ma nonostante tutto, penso che anche in queste condizioni i ragazzi abbiano la possibilità di dimostrare ciò che hanno imparato nei cinque anni di corso e soprattutto di farlo in maniera personale e originale.

Poniamo le medesime domande alla prof.ssa Armonia Devangelio.
Come è stato vissuto questo "difficile" anno scolastico dagli insegnanti?

Comincio col dire che quest'anno è stato molto più duro dell'anno precedente. I ragazzi hanno vissuto la situazione in maniera tragica e con tanta paura, nonostante la scuola garantisse i vari protocolli di sicurezza. Possiamo dire che la paura ha prevalso sullo studio. Ho notato una difficoltà degli apprendimenti da parte dei ragazzi. La DAD, a lungo andare, stanca agli studenti e anche ai docenti.

Cosa ne pensa di questa nuova modalità d'esame?
Questa nuova modalità sicuramente agevola i ragazzi, ma nello stesso tempo ritengo che non sia una modalità sbagliata. Non so fino a che punto sarebbe utile ritornare al "vecchio Esame di Stato". I ragazzi si trovano ad affrontare l'esame con più tranquillità, senza essere pervasi dalla paura per le prove scritte. Questo è il primo esame importante della loro vita ed è giusto che lo vivano nel modo più sereno possibile. Si sentono più sicuri con i loro docenti, gli stessi che li hanno seguiti nel corso degli studi.