Parco nazionale, ciò che il fiume Ofanto ha lasciato

Eternit, fango e rifiuti. Vigne abusive occupano il letto

martedì 15 marzo 2016 17.43
A cura di Giuseppe Capacchione
Una valle paludosa che ha tutti i tratti di una discarica abusiva. Se non ci fosse un cartello all'ingresso difficilmente si potrebbe credere di essere in un parco nazionale. Dopo la piena il fiume Ofanto è tornato nel suo letto, anche se i suoi argini originali sono ben più ampi di quelli attuali, e sul terreno è rimasto ciò che la corrente non è riuscita a portare via. Due punti di osservazione per trovare conferma: il primo è lungo la SS159 fra Margherita di Savoia e San Ferdinando di Puglia. Appena giunti sul posto davanti agli occhi si apre uno scenario non certo da cartolina. Il letto occupato fino a qualche ora fa dal fiume in piena adesso sembra un cimitero per le viti con ciò che rimane delle vigne piantate abusivamente. La forza delle corrente ha portato via parte dei rifiuti abbandonati, fra cui scarti tossici come flaconi di veleno o detersivo, che adesso vanno a finire nel mare. Le lastre di eternit danneggiate, già denunciate, sembra che siano state risparmiate dalla forza del fiume in piena, ma restano sui campi accatastate a pochi metri dall'Ofanto.

Dall'altro punto fra Margherita di Savoia e Barletta, lungo la strada per Canne della battaglia e vicino al Caposaldo Cittiglio, non si può osservare certamente uno spettacolo migliore. Nel letto del fiume, oltre gli argini confinanti col Caposaldo, paradossalmente l'acqua ha ripulito l'area dai rifiuti e ha coperto di fango le vigne che, chiaramente, sono abusive come gran parte delle colture della zona. La logica è sempre la stessa: piantare abusivamente le vigne, tanto le esondazioni dannose capitano ogni 10 anni circa.
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