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"Braccianti stranieri con vaccini non riconosciuti, a rischio i raccolti"

L'allarme Coldiretti sull'obbligo vaccinale in agricoltura che non annovera l'utilizzo di sieri stranieri come vaccini russi o cinesi

In agricoltura l'obbligo vaccinale necessario per fermare i contagi scatta per ben 34mila lavoratori agricoli con più di 50 anni che rappresentano più di un terzo (34%) del totale dei 101.000 lavoratori dipendenti impegnati nelle campagne per garantire le forniture alimentari dei cittadini. E' quanto emerge dall'analisi della Coldiretti Puglia, dalla quale emerge tuttavia che in agricoltura il 29% del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore vede impegnati stranieri provenienti anche da Paesi dove vengono utilizzati sieri come il vaccino russo Sputnik russo o i cinesi Sinovac e Sinopharm, che non sono riconosciuti in Italia con il rischio concreto della perdita dei raccolti.

La Coldiretti ricorda che in Puglia è ottenuto da mani straniere più di un quarto del Made in Italy a tavola, con oltre 38mila lavoratori stranieri che forniscono il 22,4% del totale delle giornate di lavoro, solo nella provincia di Foggia si contano oltre 973mila giornate di lavoro fornite da lavoratori stagionali stranieri, il 27,61% del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore.

Si tratta di lavoratori che spesso da anni collaborano con le imprese agricole italiane e che ogni anno attraversano il confine per poi tornare nel proprio Paese. In questo contesto – sostiene la Coldiretti - è necessario superare il ritardo accumulato per l'emanazione del decreto flussi 2021 che dovrebbe portare nelle campagne pugliesi altri 5mila lavoratori extracomunitari ma anche le difficoltà burocratiche che ostacolano l'impiego dei lavoratori italiani in una situazione di difficoltà in cui si trovano altri settori economici. Una esigenza che si è fatta stringente con il calendario delle raccolte – insiste Coldiretti Puglia – che si intensifica con l'avanzare dei periodi di raccolta con la scalarità delle diverse produzioni.

Con la piena ripresa delle attività agricole è facile dunque prevedere l'accentuarsi della mancanza di lavoratori necessari nelle campagne per garantire l'approvvigionamento alimentare della popolazione in un momento in cui con la pandemia da Covid – continua la Coldiretti – si è aperto uno scenario di incertezza, accaparramenti e speculazioni che spinge la corsa dei singoli Stati ai beni essenziali come l'energia e il cibo.

L'approvvigionamento alimentare è assicurato in Puglia grazie al lavoro di oltre 100mila aziende agricole e stalle, più di 5mila imprese di lavorazione alimentare e una capillare rete di distribuzione tra negozi, supermercati, discount e mercati contadini di Campagna Amica, nonostante le preoccupazioni per la sicurezza, i vincoli, le difficoltà economiche e gli ostacoli oggettivi all'operatività, dalla ridotta disponibilità di manodopera ai blocchi alle frontiere per i trasporti, un impegno quotidiano senza sosta che è sostenuto anche dalle consegne a domicilio, dall'asporto e da importanti momenti di solidarietà verso i 200mila indigenti.

Ma per salvare le produzioni Made in Italy occorre anche – aggiunge la Coldiretti regionale – dare la possibilità a percettori di ammortizzatori sociali, studenti e pensionati italiani di poter essere impiegati nei campi attraverso una radicale semplificazione del lavoro agricolo. Un provvedimento che interesserebbe almeno 25mila italiani in un momento in cui tanti lavoratori sono in cassa integrazione e le fasce più deboli della popolazione sono in difficoltà.
  • coldiretti puglia
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