Siccità, Coldiretti chiede lo stato d'emergenza e di intervenire sugli invasi

Il caldo prima e i violenti nubifragi dopo stanno mettendo a rischio l'agricoltura della regione. La lettera dell'associazione al presidente Emiliano

domenica 10 luglio 2022
L'estate pugliese si sta rivelando una stagione decisamente complicata per il comparto agricolo: le temperature altissime già da maggio e gli improvvisi nubifragi, grandinate e trombe d'aria stanno mettendo in pericolo la produzione di tutta la regione, ragion per cui Coldiretti Puglia, in una lettera urgente al presidente della regione, Michele Emiliano, ha chiesto che venga riconosciuto lo stato d'emergenza.

«Nelle campagne e nei boschi le alte temperature e l'assenza di precipitazioni hanno inaridito i terreni – è la denuncia di Coldiretti - con aree sempre più esposte al divampare delle fiamme, mentre i forti temporali, soprattutto con precipitazioni violente provocano danni poiché i terreni non riescono ad assorbire l'acqua che cade violentemente e tende ad allontanarsi per scorrimento provocando frane e smottamenti e l'acqua caduta non viene raccolta, una vera e propria emergenza per coltivazioni ed allevamenti travolti da una catastrofe climatica che si prefigura addirittura peggiore di quella del 2003 che ha decimato le produzioni agricole».

Alla carenza di piogge, si è aggiunto il grave spreco delle risorse idriche (circa l'89%) che risulta un grave problema anche per gli allevatori: «La Puglia ha il triste primato nazionale di essere la regione d'Italia dove piove meno, ma quando piove in maniera anche violenta, l'acqua non viene raccolta per la mancanza di invasi utili a conservarla, ma il fatto che la Puglia conviva da sempre con la siccità – prosegue la lettera - con oltre il 57% del territorio a rischio desertificazione, impone di non sottovalutare e minimizzare il problema, piuttosto di correre ai ripari una volta per tutte sfruttando le risorse del PNRR anche per far fronte allo stato di emergenza cronica che la nostra regione sopporta, con costi enormi a carico di tutti i settori produttivi e della popolazione stessa».

La richiesta è chiara: una rete di piccoli invasi diffusi sul territorio, senza uso di cemento e in equilibrio con i territori, per conservare l'acqua e distribuirla quando serve, oltre al completamento e il recupero di strutture già presenti, in modo da instradare velocemente il progetto complessivo e ottimizzare i risultati finali.